Nella valle, in passato caratterizzata da una forte presenza di terreni seminati a frumento, granturco ed erba medica e di coltivazioni di vite e di olivo, ancora oggi si producono vino e olio d’oliva di qualità: in particolare la vinificazione delle uve di cabernet e di altri vitigni pregiati, iniziata dopo la metà dell’Ottocento e affinatasi negli anni, ha dato luogo alla DOC di Atina. Anche la pastorizia (bovini e soprattutto ovini) è stata per secoli una risorsa di prim’ordine, per la presenza di ottimi terreni per l’alpeggio alle quote più alte: questo ha dato luogo alla produzione di ricotta e formaggi tuttora rinomati, nonostante la diminuzione quantitativa di quest’attività.
La Comunità montana Valle di Comino è oggetto di un discreto movimento turistico, anche per i rientri estivi degli emigrati e dei loro discendenti; rivestono interesse in particolare il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, coi monti della Meta, Forca d’Acero per lo sci di fondo, una località poco distante da San Donato Val di Comino per lo sci alpinismo, il castello Cantelmo, il castello di Vicalvi, il castello di Picinisco, la riserva naturale del lago di Posta Fibreno, il “Centro Orso”, area faunistica dell’orso bruno marsicano a Campoli Appennino, il museo degli animali notturni a Picinisco, i santuari della Madonna di Canneto presso la sorgente del Melfa, di San Gerardo di Silions a Gallinaro e di San Donato d’Arezzo a San Donato Val di Comino, il cui culto è attestato in un documento del 778. Suggestiva è anche la processione notturna del rientro a Settefrati dell’immagine della Madonna del Santuario di Canneto, il 22 agosto.
Tra le numerose tradizioni folcloristiche presenti nella valle è particolarmente significativa quella degli zampognari. Nella zona di Picinisco, San Biagio Saracinisco e Villa Latina – con una stretta integrazione con il vicino Molise, in particolare con Scapoli- l’attività legata alla produzione e al suono della zampogna è ancora molto intensa. Negli ultimi anni, accanto all’abituale “migrazione temporanea” del periodo natalizio, si sono affermate varie iniziative di approfondimento e di riscoperta culturale di questa tradizione, sia dal punto di vista musicale che dal punto di vista etno-antropologico.
L’esistenza di artisti girovaghi stagionali provenienti dalla valle di Comino e dalle zone limitrofe dell’alta valle del Liri è documentata fin dal XVIII secolo. Nel XIX secolo l’Inchiesta agraria per il circondario di Sora rammenta l’antica tradizione vagabonda dei montanari di Picinisco e San Biagio Saracinisco, suonatori e conduttori di orsi per spettacoli di piazza. La memoria orale di spettacoli con “ballo dell’orso” tenuti da abitanti di San Biagio e di Cardito di Vallerotonda si è conservata fino agli anni ottanta del secolo scorso. Questa intensa attività stagionale, che a volte coinvolgeva interi gruppi familiari che si trasferivano temporaneamente in Francia e in Inghilterra, e che la valle aveva in comune con una grande quantità di piccoli centri appenninici posti fra i 600 e i 1200 metri di altitudine è stata considerata come il prototipo e l’inizio dell’emigrazione vera e propria.